Non è facile scrivere in questi giorni di grande incertezza e dolore.
In uno scenario in cui tutti abbiamo davanti agli occhi i numeri più o meno aggiornati, più o meno reali, della pandemia da COVID-19, trovare parole utili non è così immediato.
Se però devo scegliere una parola, scelgo SPERANZA.
Non la speranza vana, quella per cui chi vive sperando muore… (non si può dire), ma la SPERANZA COSTRUTTIVA.
La speranza di chi, nonostante i tempi bui, guarda avanti, e non si nasconde dietro un hashtag #andràtuttobene, ma cerca di reagire nel miglior modo possibile.
Vuoi sapere come la penso?
Non credo che andrà tutto bene.
Credo che sarà tutto da ricostruire.
A partire da noi stessi.
Ci saranno tempi bui.
Poi però, se metteremo cuore, coraggio e cervello, qualcos’altro rinascerà.
E non è detto che solo perché diverso, sarà peggiore.
No, non andrà tutto bene, se lo intendiamo come “tutto tornerà come prima”.
Qui è il cigno nero, quello vero.
Ma Italia risorgerà.
E con mia grande gioia, qualche segnale di questa SPERANZA COSTRUTTIVA sta già arrivando.
Arriva dal mondo dell’industria, da uomini e donne che stanno mettendo l’ingegno al servizio della collettività.
Cuore, coraggio e cervello al servizio del Sistema Sanitario Nazionale, così massacrato dopo decenni di tagli alla spesa colpevoli e criminali.
Già perché nonostante un tentativo anche ben riuscito di far sentire colpevoli noi cittadini, perché magari abbiamo fatto una corsetta al parco o perché non abbiamo immediatamente capito la gravità della situazione, la vera colpa, su cui nessuno può tacere, è il taglio dei fondi alla sanità pubblica, taglio che ci ha messo in ginocchio nel momento dell’emergenza.
Emergenza che però da un lato sta muovendo le migliori risorse del paese.
Vedi chi ha trovato un modo alternativo per produrre le valvole dei dispositivi di respirazione assistita.
Nell’Ospedale di Brescia avevano bisogno di valvole per le maschere ad ossigeno Venturi.
Peccato che i tempi di consegna della ditta produttrice fossero troppo lunghi.
Poi però in Isinnova scoprono come produrle in tempi molto rapidi.
Grazie alla stampa 3D.
In poche ore si è ridisegnato e poi prodotto il pezzo mancante.
Le valvole stampate 3D funzionano e stanno già aiutando a respirare diverse persone ricoverate con il corona virus.
Come si è arrivati alla stampa 3D delle valvole per i respiratori?
In assenza del progetto originale, necessario alla produzione, si è fatto ricorso al reverse engineering.
Si è quindi passati dal pezzo finito al modello matematico, con un processo a ritroso.
Il reverse engineering è una delle applicazioni della Tomografia Computerizzata Industriale.
Con le scansioni a raggi X di un componente si ottiene una nuvola di punti.
Il software della tomografia computerizzata permette di trasformare il risultato della scansione in un modello matematico (CAD).
Il file CAD è quello che viene fornito alla stampante 3D che può così iniziare a produrre le valvole.
Immediatamente.
Senza aspettare di riconvertire la produzione di grandi impianti industriali.
Senza aspettare le consegne da qualche stato estero che in questo momento forse preferisce tenere tutte le dotazioni internamente per far fronte alle necessità dei propri ospedali.
Qualche giorno fa ho scritto un articolo sul libro di Ivano Corsini.
L’autore analizza tutti i pro e i contro della stampa 3D e ti aiuta a scegliere se e come passare alla produzione additiva.
Gli aspetti di immediatezza, velocità, possibilità di personalizzazioni, caratteristiche della stampa 3D, sono tutti aspetti che oggi si rivelano vincenti nella lotta che i nostri medici e i nostri infermieri eroi stanno facendo per aiutare i contagiati a sopravvivere.
È recentissima anche la notizia che sempre la Isinnova ha reso pubblico il progetto di modifica di una maschera da sub in vendita presso Decathlon, che viene già usata in via sperimentale come supporto alla respirazione nei reparti con malati COVID-19
(Fonte: sito Isinnova)
Molte imprese italiane stanno attivamente contribuendo in questa fase di emergenza nazionale, mettendo a disposizione il proprio know how, il proprio personale, le proprie attrezzature.
Tra queste si distingue Gilardoni SPA.
Creata nel 1947 dal Dott. Ing. Arturo Gilardoni è oggi leader mondiale nella produzione di apparecchiature a raggi X e a ultrasuoni con utilizzi in ambito sanitario, sicurezza e industriale.
Gilardoni è un’azienda italiana che ci rende orgogliosi nel mondo, che purtroppo è salita agli onori della cronaca per alcune difficoltà incontrate nel recente passato, ma che oggi sta vivendo una nuova fase di rinascita, di cui tutti noi italiani dobbiamo essere fieri.
Il Dott. Ing. Arturo Gilardoni è stato il papà dei raggi X in Italia.
Ha capito come applicarli in ambito medicale, industriale e per la sicurezza.
Ha riempito con le sue apparecchiature non solo gli aeroporti per i controlli anti terrorismo, le aziende per il controllo qualità mediante radiografie e ultrasuoni, ma anche gli ospedali.
Sua è la tomografia computerizzata in uso presso i Laboratori MotivexLab, suoi gli scanner per il controllo bagagli in tantissimi aeroporti del mondo, nelle Dogane, nei porti.
Nei giorni scorsi Gilardoni ha reso disponibile la sua tecnologia nella battaglia contro Covid-19.
Grazie a una donazione della Fondazione Francesca Rava – NPH Italia Onlus, infatti, il Policlinico di Milano è stato dotato di quattro flussometri e di un’apparecchiatura radiografica mobile prodotta da Gilardoni.
Il dispositivo, Caleidon Evo, è stato fornito in tempi record e ora permette di fare lastre al torace del paziente senza farlo alzare dal letto. Cosa importantissima in questa fase di emergenza in cui ogni spostamento oltre ad essere estremamente difficoltoso, se non impossibile, è anche ad altissimo rischio per la contaminazione di altri ambienti, rispetto alle camere in cui sono ricoverati le vittime della pandemia.
“Queste strumentazioni sono fondamentali perché consentono ai medici di capire lo stato di avanzamento della malattia con l’osservazione delle radiografie del torace.” Marco Taccani Gilardoni, Presidente Gilardoni SPA
Ma l’orgoglioso contributo di Gilardoni non si ferma qui.
In queste ore tragiche gli uomini Gilardoni stanno rifornendo di apparecchiature mediche indispensabili per la diagnosi del COVID-19a vari ospedali, tra cui l’Ospedale Sacco di Milano.
“Siamo impegnati per fare la nostra parte con la fornitura di apparecchiature per la diagnostica di emergenza, quindi strumenti in grado di dare risultati immediati per permettere ai medici di prendere decisioni immediate e salvare più vite possibile.”
Davide Baratto, Direttore Gilardoni SPA
Nella foto ai lati Stefano Locatelli (a sinistra) e Davide Baratto (a destra) di Gilardoni SpA, al centro Elisabetta Ruffino e Paolo Pollacino di MotivexLab.
Speranza costruttiva quindi, come antidoto a questi tempi bui.
Tempi bui che però grazie alle competenze, all’ingegno e alla generosità dell’impresa italiana, messe al servizio della sanità pubblica e dei settori ritenuti indispensabili per il bene del Paese, sono solcati da piccoli spiragli di luce.
Italia risorgerà.
Elisabetta Ruffino