UN LIBRO PER I GIOVANI SERI E VOLENTEROSI

Che belli i libri dedicati ai “giovani seri e volenterosi di Mandello e d’Italia“.
Che belli i libri che ti avvisano: “Nessuno nasce maestro: con la buona volontà, lo studio e il lavoro, si può diventarlo.”

I libri sono quelli scritti da Arturo Gilardoni.

 

 

In particolare questa dedica è all’interno del volume edito nel 1971 dalla stessa Gilardoni SpA intitolato: “Defectologia o Controlli Non Distruttivi CND“, di Gilardoni A. (Arturo), Gilardoni C. e Gilardoni AP. (così come scritto in copertina)

 

DEFECTOLOGIA O CONTROLLI NON DISTRUTTIVI CND

Il titolo è curioso, Defectologia o Controlli Non Distruttivi CND

Ecco cosa riportavano gli autori nella prefazione del libro.

DEFECTOLOGIA: UNA PROPOSTA PER UNA DENOMINAZIONE INTERNAZIONALE

Fino ad oggi ogni paese industrialmente evoluto ha utilizzato una propria espressione per definire l’insieme delle tecniche che servono a controllare i manufatti industriali senza “distruggerli”. Si usano pertanto nomi o abbreviazioni completamente differenti tra loro:

  • CND in italiano, abbreviazione di Controlli Non Distruttivi.
  • NDT in Inghilterra e Commonwealth, abbreviazione di Non Destructive Testing.
  • MATERIAL EVALUATION negli Stati Uniti, unitamente a “Defectoscopy”.
  • ZERSTOERUNGSFREI PRUEFUNG in tedesco.
  • CONTRôLE NON DESTRUCTIF in francese.
  • DEFECTOSKOPIYA in russo.

Il titolo di questo lavoro si è voluto “Defectologia” proprio come proposta di una denominazione internazionale e, pare agli Autori, che assommi in sé almeno tre vantaggi: brevità di una parola sola, aderenza immediata all’assunto, e fusione di 2 etimi (latino “defectus” e greco “logos”) nella miglior tradizione linguistica internazionale.

Avremo allora: Defectologia, Defectology, Défectologie, ecc.

L’auspicio degli Autori non si è realizzato. A distanza di 50 anni, la battaglia è stata vinta dalla definizione CND. Defectologia è un’espressione desueta e nessuno si riferisce ad essa per indicare i controlli non distruttivi mediante raggi X, ultrasuoni, particelle magnetiche, e liquidi penetranti.

 

IL PADRE ITALIANO DEI RAGGI X

Il Professore, Ingegnere Arturo Gilardoni è il padre dei raggi X in Italia.

Colui che ha capito come utilizzarli in applicazioni non solo medicali, ma anche per la sicurezza, per esempio negli aeroporti, e per il controllo qualità industriale.

La prima volta che ho visto il logo Gilardoni sulla tomografia computerizzata in uso presso i laboratori MotivexLab non ho fatto caso a ciò che rappresenta.

 

 

 

La Tomografia MotivexLab nella preparazione della scansione tomografica

 

Il significato del logo mi è parso molto più evidente nel logo riportato sulla copertina del libro.

 

Hai notato anche tu come adesso appare in tutta la sua evidenza la cornice all’interno del quale sono racchiuse le lettere G e X?

G sta per GILARDONI, X sta per X di Raggi X.

COME FUNZIONA UN GENERATORE DI RAGGI X

La cornice rappresenta lo schema del principio di funzionamento di un generatore di raggi X.
In alto si riconosce un generatore di Alta Tensione, la parte centrale è il tubo a vuoto con il generatore di elettroni, a sinistra in basso è presente una placca metallica che è l’anodo (positivo)  e a destra la punta della freccia rappresenta il catodo (negativo), cioè il generatore di elettroni.
Gli elettroni, accelerati all’interno del campo elettrico creato dal generatore di Alta Tensione, bombardano l’anodo producendo i raggi X. I raggi X sono microonde elettromagnetiche che si propagano in tutte le direzioni e hanno la capacità di attraversare i corpi.
Questa caratteristica è alla base della radiologia, tecnica che viene utilizzata nella diagnostica medica, nei controlli per la sicurezza in aeroporti, tribunali e luoghi pubblici e nei controlli non distruttivi per il controllo qualità dei prodotti industriali.

LA STORIA DEI RAGGI X

La storia dei raggi X è una storia che profuma di fiori e sa di primavera.
Tutto inizia con un bambino che nasce in Germania a Lennep nel marzo del 1847.
All’anagrafe viene registrato come Wilhelm Conrad Röntgen.

Da grande, dopo una laurea in ingegneria e una in filosofia, fa lo scienziato e nel 1888 diventa Direttore dell’Istituto di Fisica di Würzburg, sempre in Germania.
I raggi X li scoprirà per caso fotografando i fiori del suo giardino nella primavera del 1895.
Una delle lastre, invece che immortalare l’ultimo fiordaliso fotografato, riporta la sagoma della chiave di un cassetto della sua scrivania.
Wilhelm non crede nei fantasmi, quindi inizia ad indagare come sia stato possibile fotografare involontariamente la chiave che usa come fermacarte sulla sua scrivania.
In quegli anni ogni scienziato che si rispetti ha sulla scrivania un tubo di Crookes, e Röntgen non è da meno.


Il tubo di Crookes è un tubo in vetro, all’interno del quale si crea il vuoto e si sperimentano fenomeni determinati dalla scarica elettrica.
Si cerca cioè di studiare come si comportano i raggi catodici creati all’interno.
Una sera di novembre,  Wilhelm non si dà pace e osserva quel tubo di vetro che sembra una pera. Decide di ricoprirlo di spesso cartone nero e di attivare la creazione dei raggi catodici.
Si rende conto che oltre ai raggi catodici si generano dei raggi che sono invisibili all’interno del tubo ma che sono in grado di attraversare lo spesso strato di cartone e si rendono visibili su uno schermo fatto di cristallini di platicianuro di bario.. Infatti una fluorescenza è visibile oltre il tubo e oltre il cartone.
Visto che sono invisibili e che hanno caratteristiche sconosciute, Wilhelm decide di chiamare quei raggi X, sconosciuti.
I suoi esperimenti vanno avanti e tra la sorgente di raggi e la lastra di bario lo scienziato mette diversi oggetti: un dizionario, un mazzo di carte, la chiave della sua scrivania. I raggi sconosciuti penetrano la materia.
Ed ecco svelato l’arcano della strana comparsa della chiave al posto del fiordaliso nella primavera precedente.

Non soddisfatto, Wilhelm coinvolge la moglie Bertha e penetra con quei suoi strani raggi la sua mano. È la prima radiografia umana della storia.

Prima della fine dell’anno Wilhelm presenta la sua scoperta in un libretto intitolato “Una nuova specie di raggi”.
Il giorno di Capodanno del 1896 Wilhelm spedisce un centinaio di pacchi con la radiografia della mano di Bertha e il libretto di spiegazioni a personalità scientifiche del tempo.
Nessuno gli dà retta.

La notizia della scoperta viene ripresa da alcuni importanti quotidiani europei e americani.
Ma passa come una bella scoperta per la fotografia.
Le implicazioni scientifiche non vengono capite subito.

LA MODA DELLE RADIOGRAFIE

Farsi radiografare diventa un fenomeno popolare.

Tutti vogliono vedere il proprio scheletro.
E per farlo basta pagare pochi centesimi.
Nelle fiere di paese o nella Parigi della Belle Epoque.

Questa moda voyeuristica genera un business sia per vedere l’invisibile che per proteggersi. Un’azienda inglese pubblicizza la propria biancheria intima come a prova di raggi X.
Un teatro americano vieta i binocoli ai raggi X per proteggere l’onore delle signore in sala.
Il successo popolare dei raggi X incuriosisce anche i reali.

 

L’IMPERATORE E IL NOBEL PER I RAGGI X

I raggi X valgono a Wilhelm il riconoscimento dell’Imperatore Guglielmo II che lo premia con il titolo di Von e con l’Ordine della Corona.

Nel 1901 arriva anche il riconoscimento della comunità scientifica e Wilhelm si porta a casa il Premio Nobel per la Fisica.
Wilhelm rifiuta il brevetto di quella importantissima scoperta che oggi ci permette di vivere più sani e più sicuri, e muore povero nel 1923.

 

 

 

 

I RAGGI X OGGI PER VIVERE PIÙ SANI E SICURI

Oggi grazie ai raggi X viviamo più sani e più sicuri.
Non devo certo spiegare l’uso delle radiografie e della TAC in ambito sanitario.
Così come sicuramente ti è chiaro che gli scanner attraverso cui passano i bagagli negli aeroporti utilizzano i raggi X per verificare che non ci siano armi, bombe, droga.

 

I raggi X hanno un’applicazione anche nel controllo non distruttivo della componentistica industriale.
Non solo radiografie su lastre e in digitale, ma anche tomografie che restituiscono l’immagine 3D dell’oggetto analizzato.

Chissà Wilhelm Conrad Röntgen cosa avrebbe pensato della magia di un macchinario che riproduce su un supporto esterno un corpo nella sua interezza.


La ricostruzione virtuale di un oggetto al fine di indagarlo internamente, per cercare difetti, prendere misure, visualizzarlo nella sua interezza senza doverlo distruggere.

Credo che anche il Professor Gilardoni sarebbe felice di vedere che alcuni giovani, seri e volenterosi, dopo essersi formati sui suoi libri e nei suoi laboratori, hanno sviluppato e distribuito questa tecnologia che aiuta le imprese a garantire la qualità dei loro prodotti.

 

La Tomografia MotivexLab può contenere elementi di grandi dimensioni

 

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NOTA: La foto in copertina è presa da “Defectologia o Controlli Non Distruttivi CND“, di Gilardoni A., Gilardoni C. e Gilardoni AP.